• Ettore Prandini

Prandini (Coldiretti) e Scordamaglia (Filiera Italia) contro Unionfood: “Trasforma non più del 20% dei prodotti agricoli italiani”

2024-07-04T10:05:56+02:004 Luglio 2024 - 10:05|Categorie: in evidenza, Mercato|Tag: , , , , |

Milano – Continua il botta e risposta tra Filiera Italia-Coldiretti e Unionfood. Un paio di settimane fa il presidente di Unionfood, Paolo Barilla, aveva dichiarato al Sole 24 Ore: “I nostri associati sono grandi aziende centenarie che portano il nostro made in Italy nel mondo, imprese globali che operano in Italia e tante Pmi familiari. L’attività dell’associazione riassume tutte le esigenze delle industrie associate, player con prospettive differenti, ma con una unica strada comune: la cultura del cibo e del modello italiano. Il 70% dei prodotti agricoli nazionali viene acquistato e trasformato da Unionfood“. Secondo il rapporto di Unionfood, inoltre, ogni 10 prodotti alimentari italiani consumati nel mondo, ben quattro provengono dall’associazione guidata da Barilla.

Affermazioni che non sono sfuggite a Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, e a Luigi Scordamaglia, Ad Filiera Italia. In una lettera pubblicata sul Sole di oggi, si legge: “La perentorietà dell’affermazione legata a quel 70% sembra, però, non reggere ad una analisi oggettiva, anzi appare lontanissima dalla realtà. Prima di tutto non è possibile considerare la produzione agricola italiana nel suo complesso, visto che non vengono rappresentate da Unionfood filiere centrali come uva da vino, olive da olio, zootecnia delle diverse specie, pomodoro da industria rappresentato da Anicav e tanti altri, latte e formaggi prodotti da imprese aderenti solo ad Assolatte, ecc. In tante filiere quindi si può notare che nel migliore dei casi, non più del 20% della produzione agricola viene trasformata dalle imprese di Unionfood, mentre il restante 80% con tale associazione non ha nulla a che fare”.

Proseguono Prandini e Scordamaglia: “Il dato del resto appare abbastanza ovvio, considerando che i soci principali di Unionfood sono le multinazionali globali di cibi ultraprocessati che di produzione agricola italiana trasformano quantità irrisorie. Resta da chiedersi perchè Paolo Barilla si presti a queste esagerazioni le cui ricadute finiscono per intaccare quel principio di realtà di cui si nutre chi investe, produce e dà vita a ciò che definiamo ‘mercato'”.

Torna in cima