Mutti (Centromarca): “Piccolo non è sempre bello”

2024-06-28T12:00:40+02:0028 Giugno 2024 - 12:00|Categorie: Aperture del venerdì, in evidenza|Tag: , , |

Fusioni e acquisizioni per competere a livello globale. Difendere le innovazioni dell’industria. Contrastare in maniera decisa l’illegalità. I dubbi sui prezzi minimi a scaffale. Il presidente dell’associazione a tutto campo.

Incontriamo Francesco Mutti, presidente di Centromarca, a margine del workshop ‘Geoeconomia, società, innovazione. Scenari e priorità per l’industria di marca’, andato in scena il 25 giugno alla Triennale di Milano.

Perché Centromarca mette l’accento sull’importanza di fusioni e acquisizioni?

Siamo a favore del rilancio dell’industria di marca tramite accorpamenti e fusioni, anche grazie a stimoli e incentivi che permettano queste dinamiche. La dimensione aziendale media in Italia è ancora decisamente troppo piccola. L’internazionalizzazione è un altro asset importante: dobbiamo sempre ricordarci che il brand Italia ci permette di portare nel mondo le nostre eccellenze.

Però non bastano gli incentivi del governo a facilitare le aggregazioni…

Senz’altro esistono due mondi: quello istituzionale e quello aziendale. Non possiamo pensare che gli incentivi, da soli, cambino un aspetto strutturale del sistema Italia, come la dimensione tendenzialmente piccola delle aziende. Tuttavia, l’abbinamento tra una crescente competizione a livello internazionale e questi incentivi possono facilitare i cambiamenti.

Durante il workshop è stato detto che nello scenario globale gli Usa innovano (innovate), la Cina replica (replicate) e l’Ue si limita a regolamentare (regulate), lasciando intendere una scarsa propensione all’innovazione. Avete proposte precise da sottoporre al governo?

Le aziende di marca investono da sempre in ricerca e sviluppo. Il primo concetto che vogliamo portare avanti è proprio la tutela dell’innovazione, che non può essere immediatamente copiata. Altrimenti si disincentiva l’innovazione stessa e gli investimenti sottostanti. Prima di incentivi e bonus, è indispensabile la tutela per la proprietà intellettuale. Sia essa tecnica o dal punto di vista del design e della distintività. 

Lei opera nel settore delle conserve. Come legge i drammatici fatti di Latina dei giorni scorsi, con la morte del bracciante indiano Satnam Singh?

È un fatto increscioso e incredibile: come Centromarca, infatti, abbiamo sottolineato la legalità come un valore imprescindibile. A volte qualcuno, purtroppo, riesce a trovare metodi al di fuori della legalità per ridurre i costi e proporre il prodotto a un prezzo più competitivo. Questo non accade perché l’azienda è più brava, ma solo perché opera al di fuori della legalità. Su questo versante ci vuole tolleranza zero, affinché il livello minimo sia quello della totale legalità.

Oscar Farinetti pochi giorni fa ha dichiarato: “Se continuiamo a comprare barattoli di pelati da 400 grammi a 70 centesimi, ci sarà sempre il caporalato. Al di sotto di 1,20-1,30 euro non si può produrre un barattolo di veri pelati italiani”. Come commenta questa affermazione?

Mi verrebbe fin troppo facile dire che serve un prezzo alto, ma quando parliamo di prezzi minimi entriamo in un terreno molto particolare. A me verrebbe comodo dire che a meno di un euro non si può vendere la lattina di pomodoro o la bottiglia di passata. Ma una politica del genere potrebbe danneggiare il consumatore se applicata in modo indiscriminato. Come Paese dobbiamo ricominciare ad affrontare e risolvere i problemi di base; non possiamo voltarci dall’altra parte. E questo deve valere nella quotidianità, senza interventi di facciata. Per esempio, se l’obiettivo è far studiare un figlio non si può pensare solo di punirlo quando prende un brutto voto. I risultati si ottengono con un lavoro quotidiano di incoraggiamento e stimolo. Lo stesso approccio vale per la legalità del lavoro nelle realtà produttive.

Ultima domanda: cosa pensa dello scontro tra Coldiretti-Filiera Italia e Mediterranea-Unionfood?

Posso tornare al buffet? [Mutti ride di gusto… ndr]

 

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