Il farmaco che fa tremare l’industria del food (8): tra gli effetti collaterali di Ozempic & Co. anche l’aumento della fertilità?

2024-06-28T14:54:28+02:0028 Giugno 2024 - 14:54|Categorie: in evidenza, Mercato|Tag: , , , , , |

New York (Usa) – Tra i molti effetti collaterali dei nuovi farmaci analoghi del GLP-1, come Ozempic e Wegovy (leggi qui), ci sarebbe anche la fertilità. “Tra l’euforia che circonda questi nuovi medicinali”, scriveva a fine 2023 la rivista scientifica americana Nature, “sono emerse anche segnalazioni circa un importante effetto collaterale. Le donne parlano di gravidanze non desiderate, attribuendo i loro ‘Ozempic babies’ ai nuovi farmaci”.

Pare infatti che, anche a fronte dell’assunzione regolare di pillole anticoncezionali, molte donne abbiano avuto gravidanze inattese e lo stesso sarebbe accaduto a donne a cui era stata diagnosticata addirittura l’infertilità. Un effetto collaterale plausibile, secondo gli scienziati, anche se ad oggi mancherebbero i dati clinici in grado di dimostrarlo.

Un portavoce di Novo Nordisk ha fatto sapere che il semaglutide, il principio attivo alla base di Wegovy e Ozempic, non è stato testato su donne incinte, ma consiglia l’interruzione della terapia prima di una gravidanza per non esporre il feto agli effetti dei medicinali. Eli Lilly, produttore di un altro farmaco dimagrante a base di un diverso principio attivo, la tirzepatide, ha invece affermato che studiando le interazioni farmacologiche nell’ambito della procedura di approvazione della Food and Drug Administration (Fda) statunitense, “è emerso che la tirzepatide modifica il modo in cui gli anticoncezionali assunti per via orale vengono assorbiti, rendendoli potenzialmente meno efficaci”. La ragione? I farmaci agonisti del GLP-1 rallentano il passaggio del cibo dallo stomaco all’intestino, dove i medicinali (inclusi gli anticoncezionali) vengono assorbiti. I dati di Eli Lilly sulla tirzepatide parlano di una riduzione della concentrazione massima di anticoncezionale nel sangue fino al 66% dopo una singola dose.

Già nel 2015, diversi anni prima che questi farmaci iniziassero a far parlare di sé, uno studio pubblicato da Federico Mallo, professore di endocrinologia all’Università di Vigo, dimostrò che la somministrazione di GLP-1 a ratti femmine era in grado di stimolare la produzione dell’ormone luteinizzante Lh, che regola l’ovulazione. Funzionando l’apparato riproduttivo umano in modo molto simile a quello dei ratti, è altamente probabile che tale correlazione sia valida anche per l’aumento della fertilità nelle donne.

 

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