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Il caso dei ‘blocchi’ della logistica finisce in Parlamento. Il nodo è sul rinnovo del contratto nazionale

Roma – Le centinaia di blocchi registrati in entrata e uscita dai centri di smistamento della Grande distribuzione hanno creato, negli ultimi cinque anni, danni per milioni di euro ad aziende e retailer. Tra cui Conad, Esselunga, Coop, Maxi Di, Unicomm, Alì, Unes, Il Gigante, Tigros e Penny. A sollevare l’annosa questione l’onorevole Brambilla, che ha inviato al ministero dell’Interno un’interrogazione parlamentare, riporta Il Corriere.

“Massimo rispetto per il diritto di sciopero, ma questa è un’altra storia”, afferma al quotidiano Stefano Brendolan di Maxi Di. “Si tratta di blocchi che impediscono a chiunque di uscire e entrare da un centro logistico. Di solito iniziano di notte, quando i camion dovrebbero partire per portare il fresco sugli scaffali. Così i mezzi restano bloccati e le merci deperiscono”.

Alla radice del problema ci sarebbe il rinnovo del contratto della logistica, come spiega il direttore dell’area produzione e servizi di Legacoop, Andrea Laguardia. “Al tavolo con le 21 associazioni datoriali sono sedute Filt, Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti. I sindacati di base cercano di forzare la mano con l’obiettivo di essere ammessi al confronto”. Aggiunge Laguardia: “Sottoporre il problema al ministro degli Interni è giusto. Dopodiché non si può ignorare come nel settore siano emerse a più riprese situazioni di illegalità nella gestione del lavoro”.

Aperto lo scorso 30 novembre, il tavolo per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro trasporto merci, logistica e spedizioni (scaduto il 31 marzo 2024) interessa oltre 1 milione di lavoratori. L’agenda prevede una serie di incontri che si protrarrà fino a luglio.

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